martedì 23 gennaio 2007

Breve storia di Pisa

Lo sviluppo conosciuto da Pisa nel medioevo, sembra aver cancellato ogni traccia della città antica. Qualche informazione ci viene fornita dalle fonti scritte medioevali, almeno per quanto riguarda l’area orientale della civitas alto-medievale e, a nord dell’Arno, l’area che più tardi verrà definita “Foriporta”. Lo spopolamento dei primi secoli del medioevo ha permesso, in questa zona, la sopravvivenza a lungo di strutture di età romana, di cui rimangono tracce documentarie tra il X ed il XII secolo [Garzella 1990].
Molte fonti inoltre sembrano concordare che la data di fondazione di Pisa sia da collocarsi tra il VII e il VI secolo a.C.; ma non sappiamo se i suoi primi abitanti furono Greci o Etruschi.
Agli Etruschi, la cui presenza è attestata nel territorio sin dal V secolo, subentrarono, nel 180 a.C., i Romani, che trasformarono la città in una delle maggiori basi navali del Mediterraneo.
I Romani dettero grande importanza al possesso di Pisa, che consideravano una via di passaggio obbligato tra Roma, l’Italia del nord e la Gallia. Inoltre, il suo porto situato in fondo ad un piccolo golfo tra la foce dell’Arno e la costa sud, dove si trova l’odierna Livorno, costituì il rifugio più sicuro per le navi nel Tirreno settentrionale.
L'inserimento di Pisa e del suo territorio nello stato romano è attestato già dalla metà del III secolo a.C., probabilmente come civitas foederata nella lunga guerra che, dal 238 al 155 a.C., Roma intraprese con le irriducibili tribù dei Liguri, i quali occupavano le aree a nord del corso dell'Arno. La città venne infatti utilizzata come base militare ed il suo porto, nel 225, fu utilizzato come scalo delle truppe che, al comando del console C. Attilio, si diressero lungo la costa etrusca contro i Galli che cercavano di raggiungere Roma[1].
Vinti gli Etruschi dalla crescente potenza romana, i Pisani rimasero indipendenti, ma ben presto prevalse in loro il buon senso di accettare volontariamente di fare parte integrante dell’Italia romana: per la sua provata fedeltà e per lo speciale attaccamento alle leggi della potente Roma, Pisa meritò il titolo di Colonia Julia obsequens, conferitole probabilmente in occasione di una distribuzione di terre ai veterani a seguito della battaglia di Azio da parte di Ottaviano [Don Spartaco Mugnai 1965].
Pisa divenne quindi un’importante città a cui i Romani riconobbero la condizione privilegiata di "socio" (alleato) e successivamente, nel II secolo a.c., quella di "colonia", con diritto di cittadinanza romana ed infine, nel I secolo a.C., quella di "municipio".
Con la decadenza dell’Impero Romano, anche Pisa vide deperire l’antico splendore, vessata dalle varie dominazioni barbariche, le quali lasciarono sul loro cammino morte, strage e rovine.
Tra il 569 ed il 770 i Longobardi crearono il loro regno in Toscana ed elessero Lucca a loro capitale. Meno “barbari” di altri popoli germanici, essi si adoperarono per una pacifica fusione del loro popolo con quelli di origine latina. Pisa, all’epoca, era governata da un legato del duca longobardo quale suo personale rappresentante.
Documenti del VII secolo documentano che Papa Gregorio Magno commissionò a Valenti Calafati Pisani un buon numero di navi per combattere contro i Bizantini.
Con l'ascesa di Carlo Magno al trono del Sacro Romano Impero, nell'anno 800, Pisa potè godere di una certa indipendenza, il centro urbano si ripopolò ed il miglioramento del tenore di vita portò all’avviarsi e all’estendersi delle attività commerciali. In questa epoca, quindi, Pisa vide un nuovo sviluppo commerciale ed un abbozzo di prosperità. E’ in questo periodo che le navi pisane tentano timide sortite in quel Mediterraneo che successivamente solcheranno e che, in gran parte, domineranno per due secoli.
All’inizio dell’XI secolo, insieme ad Amalfi, Genova e Venezia, Pisa assunse un governo autonomo dando vita ad una delle più potenti Repubbliche Marinare della penisola. Essa combatté con alterne vicende i Saraceni sui mari ed aprì vasti orizzonti per i propri traffici commerciali. È da questo momento che ha inizio la nuova grandezza di Pisa, in campagna ed in città è tutto un fervore di commercio e di vita del lavoro che segna l’inizio della nuova era ed il sorgere delle meraviglie monumentali che il mondo ammira.
I contadini operano come uomini liberi e, con incomparabile tenacia, iniziano la bonifica e il dissodamento delle terre assicurando un promettente incremento agricolo.
Molte nobili famiglie appartenenti al vecchio mondo feudale vengono a stabilirsi in città, passando da una nobiltà esclusivamente rurale a quella cittadina. Esse sono: i Della Gherardesca, i Visconti, gli Upezzinghi, i Gualandi, i Sismondi, gli Orlandi, i Lanfranchi i Gaetani, i Duodi, i Guaddubbi e i Casalei; tra le diverse famiglie, tuttavia, sono le prime tre ad avere la maggiore importanza politica.
Queste casate, a loro volta, formano delle consorterie, cioè raggruppamenti di un buon numero di famiglie che, associate a quelle maggiori, costituiscono la difesa necessaria per attendere ai propri interessi. Le consorterie dei nobili feudali, in Pisa, sono come dei veri eserciti che trattano da pari a pari col Comune e lo aiutano o lo combattono nelle agitazioni interne come Stati contro lo Stato.
I nobili esercitano da soli la propria giustizia con la “vindicta” o la “faida” delle offese ricevute. Essi stringono accordi con i loro clienti ed elaborano organi propri di amministrazione e di giurisdizione.
Le famiglie magnatizie inoltre armano le navi che, in un primo tempo, si spingono in tutto il Mediterraneo ed in seguito navigano anche fuori di esso, nei paesi dell’Oriente e del Mar Nero, procacciando al proprio commercio ed alla propria operosità i campi più fecondi del lavoro e del guadagno.
Affiancatasi la città alle sorti dell’Impero, i mercanti ed i marinai pisani raggiungono ogni luogo del Mediterraneo dove è presente una possibilità di commercio e di scambi vantaggiosi.
A partire dall’XI secolo si susseguono eventi di rilevanza storica per la città: nel 1003 la Repubblica Pisana sconfisse i Lucchesi che volevano contrastarne la potenza marinara, nel 1005 conquistò Reggio Calabria, nel 1016 iniziò il suo dominio sulla Sardegna che nel 1017 fu conquistata (con la sconfitta del re saraceno Mugahid[2], che nel frattempo si era rifugiato su questa isola), tra il 1030 e il 1035 si spinse ancora oltre nello scontro con i Saraceni, mettendo al sacco le città di Cartagine, di Bona e di Lipari e, ancora, occupò la Corsica (1051-52), inasprendo ulteriormente i rapporti con Genova, ed espugnò Palermo nel 1063 scacciandone i pirati Saraceni.
Pisa acquisì così la propria indipendenza, pur mantenendosi fedele all’impero; la flotta pisana continuò le spedizioni nell’Africa del nord, conquistando Tunisi nel 1088. Papa Urbano II attribuì alla città in piena espansione economica, politica e militare, la supremazia sulla Corsica e sulla Sardegna (1092).
Pisa prese parte alla prima crociata (1089-99), intervenendo sia per mare, con la flotta, che per terra, e l’eroica difesa che prestò in Terra Santa procurò all’arcivescovo pisano Daimberto la nomina a primo patriarca latino di Gerusalemme (1099).
Nel 1114 si avviò l’aspra guerra che portò la flotta pisana ad impossessarsi delle Baleari, un colpo gravissimo inferto alle forze musulmane che in quelle isole avevano un appoggio essenziale per muovere i frequenti attacchi alle coste di tutto il Mediterraneo. Il prestigio della Repubblica toccò, forse in quegli anni, il suo massimo culmine sia nel Mediterraneo occidentale che orientale, dove gli scambi commerciali e culturali si imposero progressivamente fino alle coste del Mar Nero.
Da questo avvenimento storico il nome della Repubblica Marinara Pisana venne temuto e rispettato da tutti, ed ovunque le navi di Pisa portano con sé l'orgoglio e la potenza di una città veramente libera, ricca e prospera. Nel 1132 San Bernardo riunì a Pisa il concilio che affermerà i diritti di Papa Innocenzo XI. La città si scagliò con tutta la propria ira sui nemici del Papa infliggendo severe sconfitte agli Amalfitani.
Il XII secolo vide ancora innumerevoli scontri ma soprattutto, oltre alla partecipazione alla crociata di Gregorio VIII, si assistette al definirsi di una coalizione guelfa contro la città tradizionalmente ghibellina, composta da Lucca, Firenze e Genova; i Pisani si schierarono decisamente dalla parte di Federico I Hohenstaufen detto ‘il Barbarossa’.
Alla fine del XII secolo iniziano a delinearsi i primi segni di debolezza per la città: si formano gruppi di persone, dagli interessi contrastanti, organizzati nelle due linee politiche, Guelfi e Ghibellini.
Pisa si schiera apertamente dalla parte dell’Imperatore Federico II (nipote del Barbarossa), incurante della conseguente scomunica da parte di Papa Gregorio IX e, nel 1250, alla morte dell’Imperatore, Pisa perde quindi il suo grande protettore. Nelle successive guerre con le nemiche Guelfe, Lucca Firenze e Genova, Pisa subisce pesanti perdite.
Nel 1258 è la svolta, con l’alleanza con i Veneziani che aiutano la Repubblica a sconfiggere Genova per mare e, nel 1260, si ha lo storico scontro generale tra Guelfi e Ghibellini nei pressi di Siena, a Montaperti, vinto dal Ghibellino Farinata degli Uberti, al fianco del quale i Pisani parteciparono numerosi con la loro armata. La fortuna dei ghibellini finisce però con la morte del re Manfredi (figlio di Federico II).
E’ il declino: il 6 agosto 1284, a poche miglia dalla costa pisana, presso la roccia della Meloria, la potente e temuta flotta di Pisa venne inesorabilmente decimata dalla furia delle forze genovesi.
Soltanto la discesa in Italia del giovane imperatore Arrigo VII fa sì che, in qualche modo, rifioriscano le speranze delle città ghibelline, compresa la stessa Pisa. Arrigo VII muore però inaspettatamente ed il suo corpo viene sepolto in un sarcofago nella cattedrale pisana.
Dopo la decadenza delle libere istituzioni comunali che avevano reso la città grande e potente, subentra il momento delle Signorie. Il primo signore di Pisa è Uguccione della Faggiola. Successivamente divengono signori di Pisa i della Gherardesca ed i Gambacorti.
Con la perdita della Sardegna nel 1325 e la cessione della Corsica nel 1300, Pisa vide infrangersi ogni speranza di riassurgere a passati splendori.
Nell'anno 1406 il commissario della Repubblica Fiorentina, Pier Capponi, prende possesso della città, umiliata e sconfitta, abrogando le sue libertà e la sua antica indipendenza.
Con la calata in Italia del re francese Carlo Vlll (1494), si riaccende, per un momento, la fiaccola delle speranze di libertà; Pisa si ribella ai padroni fiorentini ma nel 1509, dopo un ulteriore assedio, i Pisani devono cedere ancora. La storia di Pisa si confonde ormai con quella di Firenze. Nel 1553 Alessandro de' Medici si proclama Duca, in odio alla Repubblica fiorentina e, per questo, viene acclamato liberatore dai Pisani
Sotto il ducato dei Medici, Pisa ha grandi vantaggi. Cosimo I ristruttura l'università nel 1543, regola i corsi dei fiumi negli anni 1545-47 e fonda nel 1563 l'Ordine Sacro e Militare dei Cavalieri di Santo Stefano, eleggendo Pisa sede dell'Ordine. Francesco I de' Medici (1574-87) non si preoccupa molto di Pisa, ma Ferdinando I (1587-1609) costruisce gli acquedotti (1591-1595) aprendo inoltre un grande canale, ancora oggi navigabile, tra Pisa e il mare.
I secoli XVII e XVIII trascorrono sotto il governo degli ultimi Medici, ormai diventati Granduchi di Toscana, rappresentati da Cosimo II, Ferdinando II, Cosimo III e Gian Gastone, con il quale si spegne, nel 1737, la casata.
La Toscana passa, con una breve interruzione, ai Lorenesi, ramo cadetto degli Asburgo d'Austria, con Francesco I (173765), Pietro Leopoldo I (1765-90) saggio e illuminato riformatore, Ferdinando III (1790-1800), Ludovico I (1801-03), Carlo Ludovico (1803-07), al quale succede Elisa Baciocchi (1807-14) e, di nuovo, nella parentesi post-napoleonica, Ferdinando di Lorena (1814-24) ed infine Leopoldo II (182459), ultimo Granduca di Toscana prima dell'unità nazionale italiana.
note:
[1] Polibio, II,27,1; 28,1
[2] Mugahid detto “Musetto” che approfittando dell’assenza dei Pisani, impegnati nel 1005 nella conquista di Reggio Calabria, invase Pisa.
Riferimenti bibliografici:

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Banti O., 1992: Io e il mio Medioevo Tirrenico. Sardegna, Toscana e Pisa, Pacini, Pisa.

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Casini B., 1965: Aspetti della vita economica e sociale di Pisa dal catasto del 1428 – 1429, biblioteca del ‘bollettino Pisano’ collana storica, Pisa.

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Herlihy D., 1990: Pisa nelDuecento.vita economica e sociale d’una città italiana nel medioevo, Nistri Lischi Editori – Cultura e Storia pisana, 3.

Luzzati M., 1997: La sinagoga di Pisa, dalle origini al restauro Ottocentesco di Marco Treves, Edifir Edizioni Firenze.

Redi F., 1990: Pisa com’era: archeologia, urbanistica e strutture materiali (secoli V-XVI), Napoli, GISEM-Liguori.

Ronzani M., 1980: l’organizzazione della cura d’anime nella città di Pisa (secoli XII-XIII), in istituzioni ecclesiastiche della toscana medioevale, Galatina (LE), Congedo.

Ronzani M., 1986: Un aspetto della “Chiesa di città” a Pisa nel Due e Trecento: ecclesiastici e laici nella scelta del clero parrocchiale, in Spazio, società, potere nell’Italia dei Comuni, a cura di G. Rossetti, Napoli, Liguori, (Europa Mediterranea. Quaderni, 1).

Sac. Don Spartaco Mugnai 1965: “S. Giovanni al Gatano in Porta a mare nelle vicende storiche di Pisa” Tip. Editrice vigo Cursi, Pisa.

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